Ci sono persone che dicono di avere l'impressione che il futuro stia scivolando via. A me pare che il futuro sia un grande camion a rimorchio che sta inchiodando i freni proprio davanti a me mentre mi butto nella sua traiettoria. Sto per sbatterci contro.

Quando ero un bambino, tre decenni fa, il futuro era davvero molto distante - e lo stesso valeva per la fine del del millennio. Date come 1985 e 2001 erano piacevolmente distanti. Ma la cosa divertente è che, in tutti quegli anni, il futuro a cui la gente pensava non ha mai superato il millennio. E' come se il futuro si sia ristretto di anno in anno per tutta la mia vita. 2005 è ancora troppo lontano per fare progetti e 2030 è troppo lontano anche solo per pensarci. Perché preoccuparsi di fare piani se qualunque cosa finirà per cambiare?

Il modo in cui indichiamo gli anni è parte del problema. Quei tre zeri nella cifra che indica il millennio sono una comoda barriera, un confine rassicurante nel quale possiamo far proseguire il presente ed isolarci da qualunque cosa venga dopo. Ma c'è di più delle date in questo restringimento del futuro. Sembra che qualcosa di grosso stia per accadere: i grafici mostrano la crescita annuale della popolazione, le concentrazioni atmosferiche dell'anidride carbonica, gli indirizzi della Rete ed i Megabytes per dollaro. Tutti si impennano e formano un asintoto appena oltre la fine del secolo: La Singolarità. La fine di tutto ciò che conosciamo. L'inizio di qualcosa che non potremo mai capire.

Penso alle travi di quercia nella College Hall del New College di Oxford. Nel secolo scorso, quando le travi ebbero bisogno di essere rimpiazzate, i carpentieri utilizzarono querce che erano state piantate nel 1386 quando la sala da pranzo era stata costruita. Il costruttore del quattordicesimo secolo aveva piantato gli alberi anticipando i tempi, con secoli di anticipo, in cui le travi avrebbero dovuto essere rinnovate. I carpentieri hanno piantato nuove querce per rimpiazzare le travi ancora una volta fra qualche secolo?

Io voglio costruire un orologio che fa tic una volta l'anno. La lancetta del secolo avanza una volta ogni cento anni, ed il cucù viene fuori ogni millennio. Voglio che il cucù venga fuori ogni millennio per diecimila anni. Se mi sbrigo dovrei finire l'orologio in tempo per vedere il cucù uscire per la prima volta.

Quando parlo dell'orologio millenario ai miei amici, o ci arrivano subito o non ci arrivano affatto. La maggior parte di questi danno per scontato che io non sia serio o, se lo sono, devo essere in preda ad una crisi di mezz'età. (Carino, Danny, ma perché non puoi soltanto scrivere un altro programma per computer per fare la stessa cosa? O potresti mettere in piedi un'altra azienda di computer!) I miei amici che ci arrivano hanno idee che puntano normalmente su un particolare aspetto dell'orologio. I miei amici ingegneri si preoccupano della sorgente di energia: solare, idrica, nucleare, geotermica, a diffusione o basata sulle maree? I miei amici imprenditori amano parlare di come renderlo finanziariamente auto-sostenibile. Il mio amico scrittore, Steward Brand, inizia a pensare all'organizzazione che si prenderà cura dell'orologio. E' un Rorschach test - del tempo. Peter Gabriel, il musicista, pensa che l'orologio dovrebbe essere vivo, come un giardino, che conta le stagioni con i fiori, che durano poco e che conta gli anni con le sequoie ed i pini. L'artista Brian Eno sentì che doveva avere un nome e gliene diede uno: L'Orologio del Lungo Presente, The Clock of the Long Now.

Diecimila anni - la durata che spero per l'orologio - è tanto lunga quanto la vita della tecnologia umana. Noi abbiamo frammenti di pentola così vecchi. Geologicamente, è una battuta di ciglio. Quando inizi a pensare alla costruzione di qualcosa che dura così a lungo, il problema reale non è il decadimento e la corrosione, o la sorgente di energia. Il problema reale è la gente. Se qualcosa diviene poco importante per la gente, viene fatto a pezzi; se diviene molto importante, allora è un simbolo e va distrutto. L'unica via per sopravvivere a lungo è quella di costruirlo con di materiali rozzi e senza valore, come Stonehenge e le Piramidi, o di perderlo. I Rotoli del Mar Morto sono riusciti a sopravvivere perché sono restati nascosti per un paio di millenni. Ora che sono stati trovati e sistemati in un museo, sono probabilmente condannati. Avranno altri due secoli - al massimo.

Il destino delle cose realmente antiche mi fa pensare che l'orologio dovrebbe essere copiato e nascosto. L'idea di nascondere l'orologio per conservarlo ha un corollario naturale, ma spinge Teller, mago professionista, a suggerire senza imbarazzo: "La cosa importante è di fare un documentario davvero convincente sulla costruzione dell'orologio e poi nasconderlo. Non di farne uno vero. se qualcuno lo trovasse davvero si ucciderebbe il mito." In un certo senso, Teller ha ragione.

Gli unici orologi che davvero abbiano sopravvissuto per un lungo periodo di tempo (come l'orologio ad acqua di Su Sung, o l'orologio gigante di Uqbar) è sopravvissuto nei libri, nei disegni, e nelle storie.

Nell'universo, l'informazione pura è la cosa che vive più a lungo. I bit restano. Poco prima che Jonas Salk morisse, fui così fortunato da sedere vicino a lui a cena. Non lo conoscevo bene, ma nelle passate conversazioni aveva sempre incoraggiato le mie mistiche linee di pensiero. Ero certo che avrebbe apprezzato l'orologio millenario.

Fui spiazzato dalla sua risposta: "Pensa a quale problema stai cercando di risolvere. A quale domanda stai davvero cercando di dare una risposta? "

Non ho mai pensato all'orologio come ad una domanda. Era più di una risposta, anche se non ero sicuro a cosa. Parlai ancora, a proposito del restringimento del futuro, a proposito delle querce. "Oh, vedo," disse Salk. "Vuoi preservare qualcosa di te stesso, come io sto preservando qualcosa di me stesso con questa conversazione." Ricordai tutto questo alcune settimane dopo, quando morì. "Sii sicuro di pensare esattamente a quello che vuoi che rimanga," disse.

OK, Jonas, OK, la gente del futuro, qui c'è una parte di me che voglio conservare e forse l'orologio è il mio modo per spiegartelo: non posso immaginare il futuro, ma me ne preoccupo. So di essere parte di una storia che inizia molto prima che io possa ricordare e continua molto dopo chiunque sia in grado di ricordare me. Io sento di essere vivo in un periodo di grande cambiamento e sento la responsabilità di assicurarmi che il cambiamento avvenga nel migliore dei modi. Pianto i miei semi sapendo che non potrà mai vivere abbastanza per tagliare le querce.

Ho speranza per il futuro.

-Danny Hillis

Pubblicato per la prima volta come "The Millennium Clock" in Wired Magazine's nell'edizione 1995 "Scenarios".

© Copyright Wired Magazine 1995



 
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